Il costruttivo dibattito sulle problematiche e sulle tematiche locali, che quotidianamente interessa i soci ed i simpatizzanti di Manduria Migliore, ha rappresentato un terreno fertile per alcune considerazioni che, seppur personali, credo possano essere condivise, le riporto pertanto sul nostro blog!
Le recenti vicende che hanno interessato il comune di Manduria,
impongono un’attenta riflessione con particolare riferimento al ruolo
rivestito dai politici (di destra o di sinistra che siano), che finisce
con l’essere antitetico rispetto alla originaria funzione di
collettivizzazione degli interessi, per sfociare in un vuoto attivismo
che si impone di fronte al nulla; da qui sembrerebbe derivare una
progressiva e consistente emarginazione dal contesto funzionale della
politica, subordinata a dinamiche che diventano sempre più estranee allo
specifico ambito, che non sono più espressione volontaristica della
collettività e quindi, espressione oggettiva degli interessi solidali
di natura collettiva, ma espressione soggettiva di interessi
circoscritti.
In un simile contesto, subentra prepotentemente la questione
morale, intesa come dissoluzione di quei valori, sui quali dovrebbe
costruirsi l’azione politica e la conseguente gestione della “res
publica”.
Democrito scrisse: “si può proprio dire che certi uomini, quanto
più sono indegni, tanto più riescono a occupare cariche istituzionali, e
soprattutto i malvagi che giungono a rivestirle si mostrano
maggiormente negligenti e si riempiono di insipienza ed arroganza”.
Accade così che l’inetto, per acquistare il necessario seguito,
che gli consenta di ricoprire quel ruolo che non gli appartiene, ricorra
alla legge del favoritismo e del clientelismo, che diventa in ragione
di ciò, lo scettro nelle mani dell’indegno senza il quale, scevro di
attitudini e capacità politiche o di gestione della cosa pubblica, mai
avrebbe potuto aspirare a tanto. In un tale contesto non diventa raro che
il capace, o semplicemente colui che voglia indirizzare l’intero sistema
verso la riscoperta dei sani principi morali, ovvero verso la
riscoperta del vero significato della politica e della gestione della
cosa pubblica, diviene oggetto di epurazione o, ancor prima, di logiche
di emersione compromesse da un sistema, all’interno del quale, riesce a
sopravvivere, non il più adatto secondo capacità ed onestà anche morale,
ma colui che meglio si adatta alla logica del clientelismo e del
favoritismo.
Paradossalmente il giudizio di merito, espresso dal cittadino
attraverso quella che dovrebbe essere la democratica espressione della
volontà del popolo, non nasce dal quanto questo o quel partito sia in
grado di ottemperare alla naturale funzione di tutela del collettivo ma,
in una esasperazione del soggettivo, inteso come interesse del singolo,
ovvero nella continua prevalenza di quest’ultimo sul collettivo, da
quanto questo o quel partito siano in grado di adeguarsi alla logica del
compromesso, determinando così l’inesorabile declino al quale
assistiamo ormai quotidianamente.
In un simile contesto, nel quale impera il favoritismo, la
percezione dell’apparente miglioramento del proprio status, in quanto
singolo, risulta falsata dalla mancata percezione del peggioramento
dell’intera collettività, che determina la dissoluzione e la
vanificazione di ogni possibile apparente miglioramento rapportato alla
sfera soggettiva. Occorre pertanto che sia il cittadino ad assumere
l’onere di riscoprire il senso del collettivo, educando egli stesso i
politici, alla riscoperta dei valori morali, restituendo la politica ai
portatori di interessi collettivi. Il futuro della nostra città è nelle
nostre mani e nella nostra educazione politica!
Valentino Prezzemolo