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sabato 25 febbraio 2012

Grazie al proficuo ambiente che si vive in Manduria Migliore, alcune riflessioni sulla nostra realtà

Il costruttivo dibattito sulle problematiche e sulle tematiche locali, che quotidianamente interessa i soci ed i simpatizzanti di Manduria Migliore, ha rappresentato un terreno fertile per alcune considerazioni che, seppur  personali, credo possano essere condivise, le riporto pertanto sul nostro blog!

Le recenti vicende che hanno interessato il comune di Manduria, impongono un’attenta riflessione con particolare riferimento al ruolo rivestito dai politici (di destra o di sinistra che siano), che finisce con l’essere antitetico rispetto alla originaria funzione di collettivizzazione degli interessi, per sfociare in un vuoto attivismo che si impone di fronte al nulla; da qui sembrerebbe derivare una progressiva e consistente emarginazione dal contesto funzionale della politica, subordinata a dinamiche che diventano sempre più estranee allo specifico ambito, che non sono più espressione volontaristica della collettività e  quindi,  espressione oggettiva degli interessi solidali di natura collettiva, ma espressione soggettiva di interessi circoscritti.

In un simile contesto,  subentra prepotentemente la questione morale, intesa come dissoluzione di quei valori, sui quali dovrebbe costruirsi l’azione politica e la conseguente gestione della “res publica”.

Democrito scrisse: “si può proprio dire che certi uomini, quanto più sono indegni, tanto più riescono a occupare cariche istituzionali, e soprattutto i malvagi che giungono a rivestirle si mostrano maggiormente negligenti e si riempiono di insipienza ed arroganza”.

Accade così che l’inetto, per acquistare il necessario seguito, che gli consenta di ricoprire quel ruolo che non gli appartiene, ricorra alla legge del favoritismo e del clientelismo, che diventa in ragione di ciò, lo scettro nelle mani dell’indegno senza il quale, scevro di attitudini e capacità politiche o di gestione della cosa pubblica, mai avrebbe potuto aspirare a tanto. In un tale contesto non diventa raro che  il capace, o semplicemente colui che voglia indirizzare l’intero sistema verso la riscoperta dei sani principi morali, ovvero verso la riscoperta del vero significato della politica e della gestione della cosa pubblica, diviene oggetto di epurazione o, ancor prima, di logiche di emersione compromesse da un sistema, all’interno del quale, riesce a sopravvivere, non il più adatto secondo capacità ed onestà anche morale, ma colui che  meglio si adatta alla logica del clientelismo e del favoritismo.

Paradossalmente il giudizio di merito, espresso dal cittadino attraverso quella che dovrebbe essere la democratica espressione della volontà del popolo, non nasce dal quanto questo o quel partito sia in grado di ottemperare alla naturale funzione di tutela del collettivo ma, in una esasperazione del soggettivo, inteso come interesse del singolo, ovvero  nella continua prevalenza di quest’ultimo sul collettivo, da quanto questo o quel partito siano in grado di adeguarsi alla logica del compromesso, determinando così l’inesorabile declino al quale assistiamo ormai quotidianamente.

In un simile contesto, nel quale impera il favoritismo, la percezione dell’apparente miglioramento del proprio status, in quanto singolo, risulta falsata dalla mancata percezione del peggioramento dell’intera collettività, che determina la dissoluzione e la vanificazione di ogni possibile apparente miglioramento rapportato alla sfera soggettiva. Occorre pertanto che sia il cittadino ad assumere l’onere di riscoprire il senso del collettivo, educando egli stesso i politici, alla riscoperta dei valori morali, restituendo la politica ai portatori di interessi collettivi. Il futuro della nostra città è nelle nostre mani e nella nostra educazione politica!

Valentino Prezzemolo

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