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venerdì 28 settembre 2012

Ma il Salento esiste o no?


Prendendo spunto da argomenti che oggi tengono banco nella nostra città in qualsiasi discussione e riallacciandoci in parte alla missiva indirizzata al Commissario Dott. Lombardo nella quale esprimiamo ufficialmente il nostro parere, noi di Manduria Migliore un sassolino dalla scarpa vorremmo proprio togliercelo.
Tutte le persone di buon senso hanno bene chiaro in mente che le provincie sono - allo stato attuale – enti  quasi totalmente inutili e che quindi la vera strada verso la semplificazione burocratica e la riduzione dei costi passerebbe per la sacrosanta soppressione di queste. “A voler ben pensare”, nelle argomentazioni esposte in maniera ufficiale da molte forze politiche locali si avverte però un filo d’amnesia selettiva.

Non è infatti trascorso poco tempo da quando si inneggiava alla REGIONE SALENTO? Non sarebbe dovuta nascere tale nuova regione dalla separazione delle provincie di Taranto, Brindisi e Lecce dal resto della Puglia? Non si affermava, secondo noi con più di qualche ragione, che per cultura, tradizioni, modi d’agire e pensare ci fossero molte più affinità tra le popolazioni di queste provincie rispetto a quelle di Bari e Foggia? Forse no. Forse abbiamo immaginato tutto e ce ne scusiamo.
Ad ogni modo è un po’ triste a nostro sommesso avviso che la discussione sulla eventuale provincia alla quale annettersi oggi venga in fin dei conti ridotta al calcolo da parte di ciascun partito del peso elettorale che potrebbe perdere o guadagnare andando di qui o di lì. Questo potrebbe essere un momento veramente storico se si riuscisse, solo per un attimo, a guardare un po’ più in là del proprio orticello e considerare, realmente, gli interessi della nostra comunità. La storia ci insegna che la forza deriva solo dall’unione ed una eventuale unione delle provincie salentine creerebbe a nostro parere una forza nient’affatto trascurabile. Perché i nostri interessi sono, in fondo, simili come lo sono anche le nostre popolazioni.
Una maxi provincia salentina, una volta rimarginata la brutta e profonda ferita di una industria pesante che non ci appartiene e dalla quale, a fronte di danni immensi, percepiamo solo una misera elemosina, potrebbe veramente sterzare nella giusta direzione della valorizzazione delle risorse naturali, del turismo responsabile e selezionato, della valorizzazione dell’agricoltura dell’artigianato e delle piccole e medie imprese.
Ci è stato insegnato d’altronde che i sogni non fanno male a nessuno e perciò questa piccola libertà ce la siamo voluta prendere.
Rimanendo invece con i piedi per terra e qualora l’unica scelta possibile per Manduria fosse quella di rimanere nella provincia di Taranto o essere annessa a quella di Lecce, riteniamo che la scelta dovrebbe essere lasciata ai nostri concittadini che, almeno per quanto ci è dato conoscere, sentono da sempre più vicina alla propria mentalità la filosofia di vita leccese piuttosto che quella tarantina.
Lecce dunque, per la sua storia e la sua mentalità, ma anche per il futuro che potrebbe garantirci in nome di una migliore organizzazione e coordinazione di cui ha dato prova in questi ultimi anni. Lecce anche per la maggiore predisposizione a valorizzare quelle caratteristiche del nostro territorio di cui scrivevamo come l’arte, la cultura, l’ambiente ed il turismo.
Ma il sogno del Salento che si infrange è , lasciatecelo dire,  un’occasione sprecata.

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