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giovedì 9 maggio 2013


Perché le imprese devono fare rete?
            La collaborazione tra imprese, formale o informale, nel nostro mondo, c’è da sempre, basti pensare ai gruppi di acquisto, alle reti di subfornitura, ai distretti, tanto per citare gli esempi più noti. Allora cosa è cambiato e perché oggi è così importante parlare di reti? In passato si collaborava per fare economie di scala, o per rispondere a commesse di grandi dimensioni.        L’organizzazione del sistema locale o distrettuale, in un’economia chiusa, riusciva a garantire, a costi relativamente bassi, le risorse necessarie allo sviluppo e alla crescita delle imprese.   Oggi la competizione si è spostata sulle caratteristiche immateriali della produzione: il design, la progettazione, la finanza, o su funzioni più vicine a l mercato finale: pubblicità, comunicazione, rete commerciale, marchi. Il valore sta sempre più nella capacità di vendere idee, simboli, significati, emozioni attraverso un prodotto/servizio. Sebbene la globalizzazione ha prodotto, in un certo senso, una massificazione del mercato, è anche vero che per rimarcare le differenze è necessario investire sulle capacità personali dell’uomo, quella che gli esperti chiamo intelligenza fluida. Questo richiede investimenti di non sempre accessibili per la singola impresa.       Per fare rete serve un cambiamento della cultura imprenditoriale, questo e il messaggio più complesso da far passare. I cambiamenti richiedono tempo, impegno e strumenti adeguati. Per l’impresa di media o grande dimensione, tutto è molto più semplice: ripartire compiti, funzioni e ruoli, prendere decisioni, realizzare investimenti, gestire le relazioni con il mercato, etc. Tutte cose che esistono da tempo, che la grande impresa ha sempre gestito informalmente e che ora tende a formalizzare attraverso il contratto di rete. Nelle relazioni tra piccole, o micro, imprese, invece, tutto è molto più complesso, da costruire e non esistono soluzioni standard adatte a tutti. E indispensabile sensibilizzare e creare occasioni di conoscenza e confronto tra le imprese, abituate da sempre a fare tutto da sole. Il capitale relazionale e la fiducia sono risorse ancora scarse ma, come sostengono molti sociologi, più se ne fa uso più si autoalimenta. Proprio per questo il ruolo dell’associazione è fondamentale nel creare quelle condizioni di contaminazione e conoscenza e per fornire strumenti di supporto adeguati. Lo studio Tributario De Carlo è impegnata da tempo al fianco delle imprese. Inoltre, sul tema, sta facendo un investimento nella formazione dei suoi collaboratori, per condividere esperienze, modalità operative e strumenti adatti alla consulenza per lo start-up di rete. Ogni rete è un caso a se e ha bisogno tempi, attività e strumenti elaborati su misura.
Animazione e ascolto. Organizzare momenti di incontro  per informare, sensibilizzare e ascoltare il punto di vista delle imprese. Devono comprendere che la collaborazione serve a gestire la complessità, che il mercato ci impone, e che spesso perseguire un obiettivo comune è il modo migliore per raggiungere obiettivi personali. E’ importante che le imprese si parlino e si confrontino per far emergere problemi e condividere possibili soluzioni. Nascono gruppi spontanei o per conoscenza pregressa o per  affinità elettive e professionali, etc. Può sembrare una banalità, ma la collaborazione è difficile, o impossibile, tra persone che non sono in sintonia.
Sviluppo idea di rete. Le imprese, si incontrano per sviluppare il progetto di rete. La rete deve servire a fare business, ad aumentare il fatturato di ciascuna impresa, realizzando idee o attività che singolarmente sarebbe impossibile raggiungere.
Strumenti aggregativi.
            Senza entrare nella diatriba tra grande e piccola impresa, a volte quello che fa la differenza è la visione. In Italia abbiamo poche grandi imprese che, spesso, pensano in piccolo, e tante micro e piccole che, attraverso le reti, possono pensare in grande.

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